Funzionamento e fiscalità del Dropshipping

Funzionamento e fiscalità del Dropshipping

Il cuore del nostro focus è il funzionamento e fiscalità del Dropshipping. Prima di approfondire questo aspetto, è importante descrivere vantaggi e rischi di un’attività e-commerce che ti permette di non dover gestire un magazzino.

In questo moderno sistema di vendita, il venditore commercia prodotti senza averli fisicamente in un magazzino.

La gestione della merce affidata in outsourcing direttamente al dropshipper (il produttore) consente un notevole risparmio di tempi e costi.

Funziona così: quando un cliente richiede un prodotto, il venditore trasmette l’ordine al fornitore il quale si occuperà di spedirlo direttamente a casa dell’acquirente.

Parliamo di vantaggi e di eventuali rischi, poi passeremo all’approfondimento del focus.

Funzionamento e fiscalità del Dropshipping: prima, parliamo di vantaggi

Abbiamo già accennato i vantaggi per il venditore nel sistema dropshipping:

– conclude l’affare senza doversi occupare dell’imballaggio, spedizione e sottoscrizione di garanzie;

– non deve investire più di tanto perché la sua attività non prevede un ufficio, un negozio o un magazzino e neanche dipendenti visto che può svolgere la sua attività in totale autonomia;

– può svolgere la sua attività ovunque senza bisogno di una sede fissa, agganciandosi semplicemente a siti e-commerce o aste online come eBay.

In pratica, il venditore deve solo preoccuparsi di pubblicizzare i prodotti, prendere e mantenere contatti con i clienti.

I principali vantaggi per il dropshipper sono:

– allargare notevolmente la propria rete di contatti;

– aumentare le vendite eliminando il noioso problema delle scorte di magazzino.

I vantaggi per l’acquirente sono sostanzialmente due:

– una selezione infinita di prodotti in un magazzino virtuale a cui attingere;

– il massimo risparmio grazie alla comparazione dei prezzi tra i tanti rivenditori e competitor.

Dropshipping: quali sono i rischi?

Hai fretta di scoprire il funzionamento e la fiscalità del Dropshipping ma, prima, faresti bene a conoscere quali sono i rischi.

Sia il venditore sia l’acquirente potrebbero rischiare qualche intoppo, rischio o semplice insoddisfazione.

I principali rischi per i venditori sono:

– percentuali di guadagno abbastanza basse (25-30% sui prodotti venduti, 15% nel settore informatico);

– esaurimento dei prodotti per mancanza di aggiornamento in tempo reale sulle scorte di magazzino del dropshipper. Può capitare che un prodotto ordinato non risulti né disponibile né in riassortimento e, così, il venditore può perdere la fiducia del cliente e il cliente stesso;

– una concorrenza spietata e pressoché infinita che costringe ad abbassare i prezzi per accaparrarsi la clientela.

Il più grande rischio che un cliente possa correre, soprattutto se italiano, consiste nel dover pagare spese doganali non proprio economiche. Se la merce arriva dalla Cina, la più grande difficoltà è la comunicazione: in caso di reso, tra ricevimento del prodotto e restituzione possono trascorrere oltre 30 giorni (termine di garanzia per la sostituzione di merce difettosa o non conforme).

Funzionamento e fiscalità del Dropshipping: benvenuto nel cuore della guida

La vendita tramite Dropshipping è una delle forme possibili di e-commerce offerte da colossi come Amazon, eBay e Shopify.

Come funziona il sistema Dropshipping lo sai già. E’ una forma di vendita a distanza con cui il venditore (marketer) offre al cliente un prodotto che, una volta ordinato, verrà spedito direttamente dal dropshipper, il fornitore che riceve l’ordine. Sarà il fornitore ad occuparsi della logistica (stoccaggio, imballo, spedizione).

Il venditore deve investire poco o nulla per iniziare l’attività.

Il fornitore ed il venditore devono stipulare un contratto di collaborazione commerciale legato sia alla gestione ed evasione degli ordini sia alle commissioni applicabili dal gestore del portale di e-commerce. Nel contratto devono essere specificati aspetti importanti come tipi di spedizione, costi e tempi di consegna da fissare in accordo con il produttore. Quest’ultimo si fa carico di eventuali danni su cose o persone dovuti a difetti o utilizzo del prodotto inviato.

In termini di operatività, quando un cliente effettua un ordine, succede questo.

Il venditore tramite il sito e-commerce raccoglie l’ordine e il pagamento della merce ordinata. In seguito, comunica per via telematica l’ordine al dropshipper che procederà con l’imballo e la spedizione del prodotto direttamente all’indirizzo del compratore. La spedizione viene fatta indicando nome e logo dell’impresa di e-commerce del marketer.

A questo punto, il venditore pagherà al fornitore il prezzo di catalogo del prodotto trattenendo la differenza risultante dal prezzo di vendita al pubblico.

Per gestire al meglio l’attività di dropshipping, ti consigliamo di utilizzare un software di gestione preciso ed efficiente, integrato tra fornitore e sito e-commerce.

Normativa e disciplina fiscale del Dropshipping

Il contratto di Dropshipping, a livello fiscale, rientra in quello di e-commerce.

Non si tratta assolutamente di prestazioni occasionali.

Dovrai aprire la Partita IVA (con codice ATECO 47.91.10 riferito a “Commercio al dettaglio di prodotti via internet“) perché il dropshipping come l’e-commerce è considerato attività imprenditoriale a tutti gli effetti.

Dovrai anche iscriverti al Registro Imprese tenuto presso la Camera di Commercio di competenza pagando una quota di iscrizione annuale.

Un altro adempimento è l’iscrizione all’INPS (gestione previdenziale commercianti) con contributo fisso annuale di circa 4.000 euro da ripartire in rate trimestrali, che va a coprire fino a 15 mila euro di reddito. Per eventuali redditi eccedenti, dovrai versare altri contributi con aliquota del 24%.

Per avviare l’attività, bisogna presentare la SCIA allo sportello SUAP del tuo Comune di appartenenza che prevede il pagamento di diritti e bolli.

Aprendo la Partita IVA dovrai valutare con attenzione il Regime Fiscale che andrai a scegliere.

Potresti optare per il Regime Forfettario caratterizzato da tassazione ridotta e da una contribuzione vantaggiosa. Ma c’è un ‘ma’: non potrai dedurre dal reddito i costi sostenuti e le fatture dei fornitori. Con il Regime Fiscale Ordinario, invece, è possibile dedurre i costi.

E’ una scelta delicata che ti conviene fare con il supporto di un consulente fiscale di fiducia, il quale potrà aiutarti anche nella gestione della fatturazione e nel piano analisi delle vendite.

Qual è la modalità di fatturazione nelle operazioni di Dropshipping?

Modalità di fatturazione nelle operazioni di Dropshipping

La fatturazione nel Dropshipping avviene con lo stesso sistema dell’e-commerce.

Il fornitore emette fattura per la merce venduta all’e-commerce (venditore, cioè tu).

Il venditore sarà tenuto a registrare la fattura di acquisto e, contemporaneamente, ad emettere fattura per la cessione al cliente finale.

Il commercio elettronico è soggetto alla disciplina sulla vendita per corrispondenza (art. 18, D.Lgs. n. 114/1998 e successive modifiche). Prevede l’annotazione dei pagamenti ricevuti in un registro oppure l’emissione di una fattura su richiesta del cliente finale.

Se il dropshipping viene effettuato tra soggetti residenti in Paesi diversi, entra in gioco la cosiddetta operazione triangolare IVA prevista quando il bene ceduto transita senza entrare ‘in contatto’ con il venditore e-commerce.

L’operazione triangolare IVA può essere nazionale, comunitaria o extracomunitaria.

Operazione triangolare IVA nazionale, comunitaria ed extracomunitaria

L’operazione triangolare IVA è nazionale quando un venditore italiano acquista beni da un fornitore italiano incaricato, ad esempio, di spedire la merce direttamente ad un cliente tedesco. In questo caso, il rapporto tra venditore e fornitore è non imponibile IVA (art. 58, comma 1, del D.L. n. 331/93). Sarà non imponibile anche il rapporto tra fornitore e cliente finale tedesco (art. 41, comma 1, del D.L. 331/93).

L’operazione triangolare IVA è comunitaria nel caso in cui un venditore italiano acquista un prodotto da un fornitore francese (o di un altro Paese membro UE) per spedirlo ad un cliente finale olandese. Il venditore riceverà dal fornitore una fattura senza IVA (reverse charge) e, a sua volta, emetterà fattura al cliente olandese senza IVA. In questo caso, per entrambe le operazioni, è obbligatorio presentare elenchi riepilogativi delle vendite ed acquisti intracomunitari.

In ultimo, l’operazione extracomunitaria come nel caso in cui un venditore italiano si rifornisca da un dropshipper cinese per vendere prodotti ad un soggetto italiano o tedesco o francese. In questa circostanza, il marketer italiano effettua un’operazione ‘fuori campo IVA’ in quanto non è intracomunitaria e non è neanche una vendita all’esportazione. Il venditore emetterà fattura al cliente finale che dovrà assolvere l’IVA al momento dell’importazione della merce. Allo stesso tempo, il venditore italiano riceverà fattura dal cinese il quale si limiterà a registrare in contabilità generale. La fattura non risulta un documento valido ai fini IVA in Italia in quanto non si verifica un’importazione della merce nel nostro Paese.

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